La nave da battaglia Yamato, l’orgoglio della Marina Imperiale Giapponese.
Yamato, il nome poetico del Giappone.
Una decina di anni fa ho visitato i cantieri della città di Kure, il luogo dove Yamato è stata costruita.
Un bellissimo Museo è dedicato alla famosa Corazzata Giapponese.
Oggi vi racconto dell’ultimo viaggio di Yamato e dei coraggiosi uomini del suo equipaggio.
Nel 1941, Yamato è la più grande e potente corazzata del mondo. ( primato che divideva con l’altra super nave da battaglia della Marina Imperiale, la sorella gemella, la corazzata Musashi affondata durante la Battaglia del Golfo di Leyte il 24 ottobre del 1944 ).
Le sue dimensioni e le sue torri trinate con cannoni in grado di sparare proiettili da 1.500 kg fino a 44 chilometri di distanza incutono timore e meraviglia.
Nel 1944 viene ammodernata con l’aggiunta di nuove torrette antiaereo.
Dimensioni di Yamato:
Dislocamento: a pieno carico 72.809 t ( 21.266 t di corazzatura )
La corazza di Yamato, l’incredibile spessore varia da un minimo di 200 mm. a un massimo di 650 mm.!
Inoltre ci sono 1.150 compartimenti stagni.
Lunghezza: 263 metri
Linea di galleggiamento: 256 metri
Larghezza massima: 38,9 metri
Pescaggio: 10,4 metri
Equipaggio : da 2500 fino ad un massimo di 3332 persone.
Yamato è potentissima ma… la tecnologia corre… nel 1945 l’epoca delle Super Corazzate è finita…
Adesso le regine dei mari sono le portaerei.
Nella primavera del 1945 le sorti della Seconda Guerra Mondiale sono ormai decise da tempo.
L’Impero del Giappone è rimasto da solo.
La sconfitta del più antico Impero del mondo è solo questione di tempo.
Gli americani, il 26 marzo del 1945, dopo oltre un mese di feroci combattimenti hanno sconfitto le forze Imperiali a Iwo Jima.
Il primo di aprile le forze statunitensi sono riuscite a sbarcare a Okinawa…
Il divario di uomini, mezzi e rifornimenti è devastante.
Le forze Imperiali del Giappone decidono allora di usare le ultime grandi unita navali per la Battaglia di Okinawa!
Bisogna assolutamente fermare gli americani a Okinawa per impedire che arrivino fino alle isole principali del Giappone.
I vertici militari sanno bene che la guerra ormai è perduta. Ma vogliono battersi lo stesso fino alla fine.
Sperano di riuscire a rallentare gli americani, fargli capire che avranno molte vittime se proveranno a sbarcare sulle isole principali del Giappone, tutto questo per ottenere condizioni di resa accettabili per l’Impero del Giappone.
Viene decisa l’Operazione Ten Ichi-Go per andare in soccorso della Guarnigione Imperiale di Okinawa.
In pratica Yamato, scortata da altre nove navi deve creare un diversivo. Senza copertura aerea!!!!
La flotta della Marina Imperiale Giapponese è composta da:
Comandante in capo della missione: Viceammiraglio Seiichi Itō, che seguirà l’Operazione sulla Yamato.
1 Nave da battaglia:
Yamato, Amiraglia della Flotta Giapponese. Capitano Arisa Kosakusa. ( Dislocamento: 72.809 t )
1 Incrociatore leggero:
Yahagi ( Dislocamento: 6.652 t. )
8 Cacciatorpediniere:
Fuyutsuki ( Dislocamento: 3.470 t. )
Suzutsuki ( 3.470 t. )
Yukikaze (2.033 t. )
Isokaze ( 2.033 t. )
Hamakaze ( 2.033 t. )
Hatsushimo ( 1.680 t. )
Asashimo ( 2.520 t. )
Kasumi ( 2.400 t. )
Totale: 10 navi con 4329 uomini. Età media dei militari Giapponesi 27 anni.
Le navi della scorta hanno affrontato cento battaglie… combatteranno anche l’ultima con Yamato.
Le navi Giapponesi devono attirare una parte dell’enorme Flotta Americana, la Task Force 58 lontano dalle coste di Okinawa, nello stesso tempo le ultime forze aeree del Giappone con attacchi speciali ( Kamikaze ) cercheranno di fermare l’invasione sulle spiagge di Okinawa.
La flotta Americana mandata contro Yamato:
11 Portaerei
6 Navi da battaglia
11 Incrociatori
30 Cacciatorpediniere
386 Aerei ( Bombardieri, Siluranti e Caccia )
Oltre a numerose navi appoggio e sommergibili.
Se Yamato dovesse riuscire, per miracolo a vincere la battaglia in mare aperto contro gli americani, deve unirsi alla difesa delle coste di Okinawa.
Yamato deve arenarsi sulla spiaggia e poi sparare con tutte le armi di bordo contro la flotta di invasione, una volta finite le munizioni sulla nave, i marinai devono unirsi ai reparti di fanteria sulla terra ferma.
Il Viceammiraglio Seiichi Itō, non approva l’Operazione Ten Ichi-Go.
Pensa che si potrebbe utilizzare la flotta in altri modi ma alla fine decide di obbedire, e di guidare le forze Giapponesi per l’ultima missione… l’Operazione Ten Ichi-Go.
5 aprile 1945, ultimo giorno di esercitazione prima di salpare per la missione.
Durante una pausa si sente una voce gridare ” Fiori di ciliegio!!! ” un marinaio di vedetta col binocolo vede sulle coste di Kyūshū dei ciliegi in fiore.
Tutti vogliono vedere per l’ultima volta lo spettacolo dei ciliegi in fiore.
Sgomitando fanno a gara per essere i primi della fila col binocolo e vedere per l’ultima volta i fiori di ciliegio.
Fiori di ciliegio del Giappone: addio !
Sembra quasi che il Giappone con questa fioritura anticipata, saluti per l’ultima volta i suoi cari figli.
5 aprile 1945, Ultima cena a bordo di Yamato prima della partenza, in un clima stranamente disteso e cordiale…
vengono distribuiti i doni dell’Imperatore, sigarette, dolci e sakè.
6 aprile 1945, ore 02.00 vengono sbarcati i cadetti ed i marinai anziani.
I soldati che partono per la missione sono invitati a scrivere una lettera ai famigliari.
Yamato parte per il suo ultimo viaggio con un equipaggio di oltre 3000 persone.
Chissà quanti e quali pensieri nei cuori di questi uomini.
Lasciano genitori, fratelli e sorelle, mogli e figli…
La missione è suicida, tutti lo sanno. Ma nessuno si tira indietro.
Sperano di trovare la forza per vincere.
Sottomarini e ricognitori aerei americani seguono tutti i movimenti di Yamato, anche a pochi chilometri dalle coste Giapponesi.
L’Ultima sortita della Marina Imperiale, impossibile sperare di eludere la sorveglianza del nemico, si decide allora di nascondere la rotta decisa con delle deviazioni.
Basteranno per ingannare il nemico?
6 aprile 1945, prime ore del mattino, l’altoparlante di bordo avverte:
” Salperemo alle ore 16.00 “.
” A tutto l’equipaggio Radunarsi sul castello di prua alle ore 18.00 ”
il giorno tanto atteso della missione è arrivato.
6 aprile del 1945, ore 16.00, Yamato e le altre nove navi si lasciano alle spalle l’Isola di Kyūshū.
Tutti sono pronti.
I giochi sono fatti, inutile perdere altro tempo, avanti a tutta forza verso Okinawa.
La formazione da battaglia prevede Yamato al centro e le altre nove navi in cerchio attorno alla super corazzata.
7 aprile 1945, mattina, nella zona di mare a Nord di Okinawa, dal punto di controllo Giapponese della piccola isola di Amami avvertono via radio Yamato che gli americani stanno puntando su di loro.
Purtroppo il tempo atmosferico non aiuta la flotta Giapponese. La visibilità è ridotta dal cielo molto nuvoloso.
Nubi fitte e molto basse…
Ore 12.20 del 7 aprile… Sui radar di Yamato spuntano le tracce degli aerei nemici… sono centinaia… inizia la battaglia.
Piove, una pioggia leggera… la visibilità è pessima.
0re 12.32, arrivano i nemici, spuntano fuori dalle nuvole basse e ormai sono troppo vicini.
Una prima ondata di oltre cento aerei si concentra su Yamato.
il Capitano ordina: ” Aprite il fuoco !!! ”
Le batterie principali trinate di Yamato i 9 cannoni navali da 460 mm, i 24 cannoni navali antiaerei ed i 166 cannoni automatici AA fanno fuoco nello stesso momento!
Anche le armi delle 9 navi di scorta sparano all’unisono.
Alle 12:41 Yamato viene colpita da una bomba. La stazione radar di puntamento dei cannoni antiaerei viene completamente distrutta.
20 siluri vengono lanciati nello stesso momento contro Yamato.
Impossibile schivarli tutti.
Le torrette delle mitragliatrici vengono colpite una ad una da una piogga di bombe.
I circuiti elettrici delle torrette antiaeree che governano la direzione e l’angolo di tiro in modo automatico sono danneggiati.
Per puntare bisogna regolare l’alzo a vista.
La battaglia infuria.
Le navi della scorta combattono ferocemente per difendere Yamato.
Gli americani hanno l’ordine di colpire Yamato sempre dal lato sinistro per farla capovolgere.
Vengono allagati i compartimenti stagni sul lato destro per rimettere Yamato in assetto, ma i danni sono troppo estesi.
Molti marinai non riescono a fuggire in tempo dalle zone allagate.
Yamato ormai è diventata un bersaglio per i nemici.
Il Viceammiraglio Seiichi Itō dopo aver assistito in silenzio a tutta la battaglia ordina la fine della missione.
Ormai tutto è perduto.
Ordina di abbandonare la nave… Poi, dopo aver preso il ritratto dell’Imperatore ed altri documenti, si ritira nella sua stanza che si trova subito sotto il ponte di comando. Si chiude a chiave dentro la stanza.
La nave affonda… il Capitano di Yamato, Arisa Kosakusa, dopo aver salutato i suoi marinai ed aver ordinato a tutti loro, ancora una volta di mettersi in salvo, si fa legare per affondare con la sua nave.
Yamato ha subito l’impatto di almeno 8 bombe e 10 siluri
Gli ultimi istanti di Yamato.
Alle ore 14:23 Yamato affonda e dopo pochi secondi esplode.
Nel 1985 il relitto di Yamato viene esplorato per la prima volta.
Il 7 aprile del 1945 nella missione Ten Ichi-Go, il Giappone perde 6 navi:
Yamato, Yahagi, Isokaze, Hamakaze, Asashimo e Kasumi
E perde anche le vite di 3.721 coraggiosi uomini.
3.721 morti su 4.329 uomini.
I feriti sono 459, solo 149 uomini non subiscono ferite gravi.
Da dopo il ritrovamento del relitto di Yamato, tutti gli anni, reduci, parenti delle vittime ed autorità vanno a portare fiori sul tratto di mare che vide uomini valorosi combattere per il proprio Paese.
Un monumento, sulla costa meridionale del Giappone in ricordo di Yamato, della sua scorta e di tutti i suoi uomini guarda verso il mare, guarda verso il punto in cui riposano i figli del Giappone.
Giuliano Magalini